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Covid-19, l'obesità si rivela importante fattore di rischio. Ecco perché

22 Aprile 2020  di Nicola Miglino da news letter Nutrienti e supplementi

"L’obesità tra i principali pericoli per l’aggravamento del quadro clinico da Covid-19. Crescono ormai le evidenze mano a mano che vengono pubblicati i dati delle casistiche internazionali, con un’indicazione che sembra rendere il Bmi (Body mass index) il secondo fattore di rischio dopo l’età avanzata.
L’ultima indicazione in tal senso giunge da un lavoro in pre-print, pubblicato su MedRXiv, la piattaforma che ospita studi non ancora revisionati e pubblicati su riviste scientifiche.
Si tratta di un’analisi condotta tra il 1° marzo e il 7 aprile scorsi su 4.103 pazienti con diagnosi Covid a New York, il cui obiettivo era di verificare il tasso di ospedalizzazione e il livello di gravità (terapia intensiva, ventilazione meccanica, semplice ricovero, morte). I risultati mostrano che con un Bmi ≥ 40 Kg/m2 il rischio di ricovero è risultato sei volte maggiore.
“L’obesità emerge come un fattore di rischio di ospedalizzazione più importante di ipertensione, diabete, malattia coronarica, cancro o nefropatia” sottolinea Leora Horwitz, tra gli Autori dello studio.
Nel frattempo, il Clinical infectious diseases pubblica una reportistica di 3.615 newyorkesi risultati positivi al tampone tra il 4 marzo e il 4 aprile: il 21% presentava Bmi tra 30 e 34, mentre il 16% ≥ 35. Il 49% (n=1.762) del campione è stato ospedalizzato, con un 12% (431) finito in terapia intensiva.
I dati rilevano un legame tra Bmi e necessità di ricovero sotto i 60 anni di età. Nello specifico, per un Bmi 30-34 vi era un rischio doppio finire in ospedale e in reparti di cosiddetta criticità, mentre per valori superiori a 35 il rischio era di 2,2 e 3,6 volte superiore, rispettivamente, per ricovero in terapia subintensiva e intensiva.
Quasi in contemporanea, Obesity pubblica uno studio francese condotto a Lille su 124 pazienti Covid ricoverati in terapia intensiva tra il 25 febbraio e il 5 aprile scorsi, confrontati con circa 300 pazienti in terapia intensiva nello stesso periodo del 2019.
Un quadro di obesità e obesità grave era presente rispettivamente nel 47,6 e 28,2 % dei casi Covid rispetto al 25,2 e 10,8 dei non Covid del 2019.
Un Bmi ≥ 35 Kg/m2 è risultato moltiplicare il rischio di sette volte di passare a ventilazione meccanica rispetto a valori inferiori.
I motivi alla base dell’aumento rischio possono essere diversi”, sottolinea Riccardo Caccialanza, direttore dell’Uoc di Dietetica e Nutrizione clinica al Policlinico San Matteo di Pavia. “Innanzitutto nel soggetto obeso esiste già un pregresso stato infiammatorio sub-clinico con alterazione dei meccanismi di controllo della flogosi. La risposta infiammatoria all’infezione potrebbe dunque essere amplificata. In aggiunta, è noto che il soggetto obeso è più suscettibile a complicanze cardiovascolari e sappiamo che ipertensione e danno cardiaco rappresentano fattori prognostici negativi in caso di Covid-19. Infine, non va trascurato il fatto che, in presenza di obesità, la muscolatura respiratoria è sottoposta a maggiore stress meccanico, fenomeno ben noto in caso di Bpco o apnee ostruttive del sonno"

Dr Antonio Susa    O.M. Rovigo n 1184   



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